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STORIA - DAL 1769 AL 1805
DALL'INFANZIA ALL'ASSEDIO DI TOLONE
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Audio-racconto di Sergio Valzania
NASCITA


Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, in Corsica, poco più di un anno dopo la stipula del Trattato di Versailles del 1768, con il quale la Repubblica di Genova lasciava mano libera alla Francia nell'isola, che fu così invasa dalle armate di Luigi XV e annessa al patrimonio personale del Re. La famiglia Bonaparte apparteneva alla piccola borghesia corsa e aveva lontane origini nobili toscane (sembra accertato che gli antenati fossero immigrati in Corsica da Sarzana nel XVI secolo, al servizio di Genova). Napoleone farà vistia ad alcuni suoi parenti di San Miniato durante la prima campagna d'Italia.

Villa Buonaparte a Sarzana

La famiglia fiorentina dei Buonaparte si è dispersa fin dall'epoca medievale in varie parti d'Italia: un ramo della famiglia si è stabilito a San Miniato, un altro a Sarzana, e proprio alcuni discendenti di questi Buonaparte sarzanesi decisero nella seconda metà del Quattrocento di trasferirsi in Corsica. Da loro quindi discende Napoleone Bonaparte, che in molti scritti dimostra di aver ben chiara la se pur lontana ascendenza sarzanese della propria famiglia.
A Sarzana la famiglia Buonaparte, che era riuscita ad imparentarsi con un ramo dei Malaspina, risiedeva in una casa torre ancora oggi ammirabile nel centralissimo Viale Mazzini.

Fortemente modificata anche perché tutt'oggi utilizzata come privata abitazione, la casa conserva il proprio aspetto medievale solo al piano terrenno, all'esterno con il bel paramento di pietra chiara e all'interno nell'atrio, visitabile ogni anno nel corso della manifestazione "Atri in fiore".

Il padre di Napoleone, Carlo Maria Buonaparte (Napoleone cambiò il cognome in "Bonaparte" dopo la morte del padre, pochi giorni prima di sposare Giuseppina e partire per la campagna d'Italia, per renderlo più adatto alla lingua francese), avvocato, laureatosi all'Università di Pisa, aveva effettuato ricerche araldiche per ottenere presso i lontani parenti di San Miniato una patente di nobiltà che gli conferisse prestigio in Patria e gli permettesse di meglio provvedere all'istruzione dei figli. In realtà già nel suo atto di battesimo, redatto ad Ajaccio in lingua italiana, viene attestata la nobiltà della famiglia e si riporta il cognome Bonaparte, prova che esso non era definitivamente fissato nella forma Buonaparte, mentre nei successivi atti, in italiano, relativi a Paola e a Luigi Napoleone il cognome, ancora nella forma Bonaparte, è preceduto dalla particella "de".
Carlo Maria Bonaparte morì prematuramente a causa di un tumore dello stomaco, il 24 febbraio 1785, a Montpellier.

La madre era Maria Letizia Ramolino, discendente da nobili toscani e lombardi; al momento del matrimonio, il 2 giugno 1764, aveva 14 anni, mentre il marito ne aveva 18. La coppia ebbe 13 figli, di cui solo otto sopravvissero: oltre Napoleone anche i fratelli Giuseppe, Luciano, Luigi e Girolamo; le sorelle Elisa, Paolina e Carolina. Lo stesso Napoleone disdegnò in più occasioni tali ascendenze illustri affermando che voleva essere fondatore e non discendente di tale nobiltà.
I due genitori combatterono nella guerra fra i corsi e i francesi e Maria combatté anche quando era incinta di Napoleone, suo secondo figlio. Il 15 agosto 1769 durante la festa dell'assunzione si recò alla cattedrale di Ajaccio, al suo ritorno a casa, intorno a mezzogiorno si accasciò dando alla luce Napoleone. Venne battezzato due anni dopo, il 21 luglio 1771.



INFANZIA
Brienne - Napoleone

A 5 anni venne iscritto in un asilo d'infanzia, studiò con l'abate Recco per quattro anni, nei quali ricevette educazione anche dallo zio, l'arcidiacono Luciano.

Fu grazie al titolo nobiliare ottenuto in Toscana che il padre Carlo poté iscriversi al Libro della nobiltà di Corsica, istituito dai francesi per consolidare la conquista dell'isola e, solo grazie a tale iscrizione, all'età di appena nove anni, il giovane Napoleone fu ammesso il 23 aprile 1779, sempre per iniziativa del padre, alla Scuola reale di Brienne-le-Château, nel nord della Francia, dove rimase fino al 17 ottobre 1784 (alcuni storici, erroneamente, ritengono fino al 30 ottobre dello stesso anno).

Per migliorare il suo francese e prepararsi alla scuola, prima frequentò per quattro mesi il collegio di Autun, i suoi studi furono finanziati grazie ad una borsa di studio di duemila franchi.

Napoleone inizialmente non si considerava francese e si sentiva a disagio in un ambiente dove i suoi compagni di corso erano in massima parte provenienti dalle file dell'alta aristocrazia transalpina, e lo prendevano crudelmente in giro motteggiando il suo nome come "la paille au nez = la paglia per il naso" (l'accusa di essere straniero l'avrebbe perseguitato per tutta la vita).

Qui strinse amicizia con Louis-Antoine Fauvelet de Bourrienne, suo futuro biografo, e nel frattempo il giovane Napoleone si dedicò con costanza agli studi, riuscendo particolarmente bene in matematica.

Seguì le idee ateiste del collegio, e lui stesso narrò che ad 11 anni la sua fede vacillò


Durante gli studi a Brienne, Napoleone si lamenta della situazione economica in cui versa. Già si riscontra una ferma consapevolezza delle proprie qualità intellettuali, non priva di un certo disprezzo per gli altri compagni, che viene qui fieramente rivendicata persino con amarezza. Trovandosi per la prima volta lontano dalla famiglia, a pensargli non sembra tanto la mancanza di mezzi in quanto tale, bensì la derisione di cui è fatto oggetto e il conseguente senso d'inferiorità sociale. Uno stato d'animo che forse rinfocolerà ancor di più il desiderio di rivalsa del giovane e brillante allievo.



Al padre Carlo Maria Bonaparte

Brienne, 6 aprile 1783

Padre mio, se voi o i miei protettori non mi darete i mezzi per sostenermi più onorevolmente, richiamatemi presso di voi: sono stufo di mostrare la mia indigenza e di vederne sorridere certi alunni insolenti, che più di me hanno solo la loro fortuna, perché non ce n'è uno che non sia mille spanne inferiore ai nobili sentimenti che mi animano!
Eh! Sì Signore, vostro figlio continuerà ad essere lo zimbello di certi nobili cafoni che, fieri del piacere che si procurano, m'insultano ridendo delle privazioni di cui soffro!
No, padre mio, no, se la fortuna si rifiuta ostinatamente di migliorare la mia sorte, strappatemi da Brienne. piuttosto, se necessario, mandatemi in un'officina, che io veda degli eguali attorno a me: saprò ben presto essere superiore a loro! Da queste proposte giudicate la mia disperazione; ma, lo ripeto, preferisco essere il primo di una fabbrica che l'artista disdegnato di un'accademia.
Questa lettera, credetelo, non è dettata dal vano desiderio di abbandonarmi a divertimenti dispendiosi, non ne sono affatto attirato. Provo soltanto il bisogno di mostrare che posseggo i mezzi per procurarmeli al pari dei miei compagni.

Napoleone Bonaparte

CARRIERA NELL'ESERCITO
xx




Dopo il giudizio positivo del cavaliere di Kéralio il 22 settembre 1784 il suo successore, l'ispettore militare Reynaud des Monts gli concesse l'ammissione alla Regia Scuola Militare di Parigi, fondata da Luigi XV su consiglio di Madame de Pompadour, dove giunse nella sera del successivo 21 ottobre, partito giorni prima il 17.
Nel 1785 tentò di passare in Marina, ma in seguito all'annullamento degli esami d'ammissione di quell'anno, passò in artiglieria, desideroso di abbandonare gli studi al più presto e dedicarsi alla carriera militare. Alloggiava in una mansarda. Fra i suoi insegnanti figurava Gaspard Monge, creatore della geometria descrittiva.



Ottenne quindi la nomina a sottoluogotenente a soli 16 anni e fu distaccato, il 1º settembre 1785, presso un reggimento d'artiglieria di stanza a La Fère, come sottoluogotenente, per assumere la luogotenenza, pochi mesi dopo, presso un reggimento di stanza a Valence, nel sud-est della Francia.
In quei tempi si innamorò prima di Caroline, figlia di Anna du Colombier ed in seguito di Luoise-Marie-Adelaide de Saint-Germain, in entrambi i casi venne rifiutato.
La sua prima relazione fu con una prostituta.
Nel 1787 tornò a Parigi, poi viaggiò in Corsica e infine raggiunse il reggimento ad Auxonne.
Frattanto il giovane Napoleone continuava a detestare segretamente la Francia ed i francesi ed a coltivare la causa dell'indipendenza della Corsica, come testimoniato significativamente da un suo scritto del 1787:
« Francesi, non paghi di averci portato via tutto ciò che ci era caro, avete anche corrotto i nostri costumi.
La situazione attuale della mia patria, e l'impossibilità di mutarla, sono dunque un nuovo motivo per fuggire una terra in cui sono obbligato per dovere, a lodare uomini che per virtù dovrei invece odiare. Quando arriverò nella mia terra, che atteggiamento adottare, che linguaggio tenere? Quando la patria non è più, un buon patriota deve morire.
»
(Napoleone Bonaparte, 1787)



Napoleone fuggì rapidamente ad Ajaccio e di lì riparò con l'intera famiglia, accusata di tradimento, a Tolone. Il 12 settembre 1793 giunse al quartier generale di Cartaux. In sei settimane riorganizzò le forze per l'assedio alla città, preparò 100 pezzi di grosso calibro e raccolse vari ufficiali competenti. Con l'appoggio di Gasparin, uno dei tre commissari a Tolone, riuscì ad avere il controllo dell'artiglieria d'assedio, intanto divenne capo di battaglione, il 19 ottobre.
A Cartaux successe Doppet e poi il capace generale Jacques François Dugommier, conobbe Andoche Junot che poi farà governatore di Parigi, il 1 dicembre viene nominato dal generale Dugommier aiutante generale. Riuscì a conquistare il forte dell'Eguillette, chiamato la piccola Gibilterra, e dopo gli altri forti nel dicembre 1793, liberò il porto di Tolone dai monarchici e dalle truppe inglesi che li appoggiavano; fu il suo primo clamoroso e avventuroso successo militare, che gli valse la nomina a generale di brigata il 22 dicembre e l'attenzione del futuro membro del Direttorio Paul Barras, che lo aiuterà poi nella successiva scalata al potere.



Allo scoppio della rivoluzione nel 1789, Napoleone, ventenne e ormai ufficiale del re Luigi XVI, riuscì ad ottenere una lunga licenza grazie alla quale poté riparare al sicuro in Corsica.
Una volta stabilitosi qui si unì al movimento rivoluzionario dell'isola assumendo il grado di tenente colonnello della Guardia Nazionale.
Nel 1791 si innamorò di Manesca Pillet ma venne rifiutato, e dopo essere stato per alcuni mesi a Auxonne il 1 giugno venne inviato nel 4º reggimento d'artiglieria a Valence con il grado di primo luogotenente.
Nel gennaio del 1792 si candida come tenente colonnello e venne eletto, con alcuni dubbi, il 28 marzo, in seguito verrà momentaneamente retrocesso al rango di capitano.
Per i suoi continui viaggi in Corsica, superando il tempo concessogli per la licenza militare, rischiò di essere considerato disertore, preoccupato ritornò a Parigi nello stesso anno.
Nel frattempo in Corsica infuriava la guerra civile scoppiata appunto nel 1793. Già dal 1792 gli eccessi rivoluzionari e l'instaurazione del "Terrore" avevano spinto l'eroe nazionale dell'indipendenza corsa, Pasquale Paoli (che era rientrato trionfalmente nel suo Paese nel 1790, dopo il lungo esilio impostogli dai Re di Francia), a prendere le distanze da Parigi e a riprendere la lotta per l'indipendenza della Corsica. Accusato di tradimento e inseguito da un mandato di arresto emesso dalla Convenzione nazionale il 2 aprile 1792, Paoli ruppe gli indugi il 17 aprile, appellandosi direttamente a tutta la popolazione còrsa affinché difendesse la propria patria e i propri diritti. La famiglia Buonaparte, che pure aveva sostenuto Paoli al tempo della rivolta contro Genova e poi contro le Armate di Luigi XV (il padre Carlo e forse anche la madre parteciparono accanto a Paoli alla battaglia di Ponte Nuovo contro i francesi), scelse però la causa francese.
Nel febbraio 1793 comandò i 350 uomini dell'11º battaglione verso l'isola della Maddalena, il 22 febbraio sbarcò a Santo Stefano, l'attacco non riuscì in quanto mancò l'appoggio previsto della corvetta Fauvette.



La sua amicizia con Augustin Robespierre, fratello di Maximilien, prima lo liberò dagli arresti in casa cui era stato costretto nel 1794 poi lo fece cadere in disgrazia all'indomani del 9 termidoro e la conseguente fine del Terrore. Venne arrestato con le accuse di spionaggio e poi liberato.
Le sue avventure galanti lo portano a sedurre Louise Gauthier, moglie di un deputato e a fidanzarsi, il 21 aprile 1795 con Désirée Clary.
Tuttavia la fortuna gli arrise quando il 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795) Barras lo nominò, all'improvviso, comandante della piazza di Parigi, con l'incarico di salvare la Convenzione nazionale dalla minaccia dei monarchici (realisti). Con l'aiuto di Gioacchino Murat al comando della cavalleria, Napoleone colpì spietatamente i rivoltosi scongiurando un nuovo colpo di Stato. In seguito al brillante successo, Barras lo nominò generale del Corpo d'armata dell'Interno.

ASSEDIO DI TOLONE


L'assedio di Tolone del 1793 ebbe luogo da settembre a dicembre, dopo che i lealisti monarchici si erano impadroniti della città e ne avevano lasciato il controllo ai britannici aiutati dagli spagnoli, spingendo così la prima repubblica francese, guidata dalla Convenzione nazionale, ad inviare un esercito per riprenderne il controllo, cosa che riuscì a fare grazie anche alle tattiche di Napoleone Bonaparte.

Cause e misfatti
Le origini della ribellione del mezzogiorno francese risalivano ai primi tempi della rivoluzione francese. La popolazione, a maggioranza cattolica, non vide di buon occhio la Costituzione civile del clero del luglio 1790, ma la vera escalation iniziò il 31 maggio del 1793, quando il Comitato giacobino del Vescovado emanò una serie di richieste alla Convenzione nazionale: l'esclusione dei capi girondini, la messa al bando della Commissione dei dodici, l'arresto dei sospetti, l'epurazione delle amministrazioni, l'istituzione di un esercito rivoluzionario, il diritto di voto ai soli sanculotti, la riduzione del prezzo del pane e l'assistenza a vecchi, malati e parenti dei "difensori della Patria".

La Convenzione tuttavia abolì solamente la Commissione dei dodici, così il 2 giugno la Commissione insurrezionale circondò con 80.000 soldati della guardia nazionale la Convenzione a cui chiese di mettere sotto arresto i capi girondini; la richiesta venne esaudita e così esplosero una serie di insurrezioni a Lione, Avignone, Nîmes e Marsiglia. A Tolone i girondini cacciarono i giacobini ma furono subito soppiantati dai lealisti monarchici ancora numerosi nella flotta da guerra francese.

La Convenzione rispose immediatamente alla rivolta tramite il deputato Dubois-Crancé, che inviò 3.000 soldati guidati dal colonnello Jean-François Carteaux a Valence, a cui si unì anche Napoleone Buonaparte. Carteaux riconquistò Avignone e, il 25 agosto, Marsiglia, ma a questo punto gli insorti di Tolone, capeggiati dal barone d'Imbert, fecero appello alla flotta anglo-spagnola allora incrociante al largo di Tolone. Nella notte tra il 27 e 28 agosto gli ammiragli Hood e Lángara fecero sbarcare 4.000 uomini appartenenti agli eserciti britannico, spagnolo, napoletano e piemontese. Il 1º ottobre d'Imbert fece proclamare l'erede al trono come re Luigi XVII di Francia e venne innalzata la bandiera bianca con il giglio rosso; l'ammiraglio francese Trogoff consegnò la flotta alla Royal Navy.

Storia dell'Assedio di Tolone
Le truppe repubblicane, viste le mosse anglo-spagnole seguite alla presa di Marsiglia e la gravità della situazione, vennero rinforzate fino a contare 12.000 soldati, a cui se ne aggiunsero altri 5.000 agli ordini del generale La Poype distaccati dall'armata d'Italia. Le truppe nemiche, d'altra parte, aumentarono col tempo fino a 15.000 unità grazie a truppe fatte arrivare dal mare. Nella prima settimana di settembre La Poype avanzò da est conquistando Hyères e Solliès, mentre Carteaux andò a costituire la morsa occidentale della tenaglia che avrebbe dovuto intrappolare Tolone, avanzando verso la città sbaragliando gli avamposti realisti, tra cui quello di Ollioules, caduto il 7 settembre. In quest'ultima azione tuttavia rimase gravemente ferito il capitano Dommartin, capo dell'artiglieria di Carteaux, che si trovò dunque con due cannoni da 24 libbre, due da 6 libbre, una coppia di mortai e altri pezzi minori senza una valida guida.

L'8 settembre i due eserciti repubblicani avevano ormai completato l'accerchiamento di Tolone. La Poype aveva conquistato La Valette-du-Var (situata ai piedi del monte Coudon) e cercava di impossessarsi dei forti di monte Faron (560 m d'altezza) dominanti la città di Tolone all'est; la sua truppa venne rinforzata da 3.000 marinai all'ordine dell'ammiraglio de Saint Julien che si rifiutò di servire i britannici con a capo Trogoff. Questo insieme di forze costituì l'armata detta "il campo davanti a Tolone". A capo dell'artiglieria di Carteaux i rappresentanti speciali della Convenzione nazionale, Augustin Robespierre e Antoine Christophe Saliceti, imposero il giovane capitano Napoleone Buonaparte.

Dopo una ricognizione, Napoleone Buonaparte concepì un piano che prevedeva di prendere i fortini dell'Éguillette e di Balaquier, sulla collina di Le Caire, per impedire il passaggio tra la piccola e la grande rada del porto, tagliando così il rifornimento marittimo necessario agli assediati. Forte anche dell'appoggio di Robespierre e Saliceti, Napoleone diresse immediatamente il posizionamento di due batterie di cannoni, de la Montagne e des Sans-Culottes, su una collina che dominava la spiaggia occidentale della Rada piccola, luogo da cui, il 20 settembre, costrinse lord Hood a far ritirare le sue imbarcazioni vicino al porto di Tolone. Due giorni dopo Carteaux, non completamente d'accordo con le idee tattiche di Napoleone, com'era del resto La Poype, mandò contro la collina di Le Caire solamente un debole distaccamento sotto l'aiutante generale Delaborde che fallì nel suo tentativo di conquistarla. Gli anglo-spagnoli, resosi conto dell'importanza della posizione, edificarono allora una grande trincea di terra alla cima della collina, battezzata "forte Mulgrave". Essa era appoggiata a tre più piccole stazioni chiamate: Saint-Philippe, Saint-Côme e Saint-Charles. L'insieme apparentemente inespugnabile fu soprannominato dai francesi "la piccola Gibilterra".

Gli assediati tentarono di ridurre al silenzio la batteria dei Sans-Culottes dal vascello Le Puissant senza successo, e la flotta britannica dovette decidersi a fiancheggiare la costa dal Mourillon alla Torre reale. Il 1º ottobre, dopo l'insuccesso del generale La Poype nell'attacco al Fort Faron dell'omonimo monte, si chiese a Buonaparte di bombardare il grande forte Malbousquet la cui presa avrebbe condizionato quella della città; egli fece dunque requisire pezzi di artiglieria e animali da tiro in tutta la campagna circostante, richiamò dalle città vicine tutti gli ufficiali di artiglieria e impartì corsi accelerati di artiglieria ai fanti, portando l'effettivo a un centinaio di cannoni. Promosso capo di battaglione il 18 ottobre, il giorno seguente organizzò una grande batteria detta della "Convenzione", di fronte al forte sulla collina dell'Arena, sostenuta da quella del "Farinière" sulla collinetta dei Gaux e da quella della "Polveriera" a Lagoubran.

Il 23 ottobre Carteaux venne destituito è sostituito da François Amédée Doppet, vecchio medico la cui indecisione fece fallire un tentativo di sorpresa contro il forte Mulgrave; il 16 novembre si dimise in favore di un vero soldato di mestiere, Dugommier, che il 25 novembre, nel corso di una riunione di guerra, decise di attuare il piano di Buonaparte: bombardare la collina dell'Éguilette, attaccare forte Mulgrave avvalendosi anche di un finto attacco su monte Faron, quindi piazzare su l'Éguilette una batteria di cannoni con cui bersagliare la flotta inglese ancorata a Tolone. Venne dispiegata la batteria dei "Giacobini" sulla cresta dell'Evescat, a nord-ovest del forte Mulgrave, mentre ad ovest, il 28 novembre, venne posta quella degli "uomini senza paura". Pressati dal bombardamento, gli anglo-napoletani effettuarono una sortita il 29 novembre e si impossessarono della batteria della "Convenzione". Un contrattacco, condotto da Dugommier e Buonaparte, la riconquistò catturando e ferendo il generale britannico O'Hara guadagnando anche 200 prigionieri, mentre le loro perdite furono 400.

Iniziarono così le trattative con Robespierre il Giovane ed Antoine Louis Albitte per una resa onorevole. In conseguenza di ciò, i battaglioni federalisti e monarchici furono disarmati. Il 14 dicembre giunse ai repubblicani una brigata di rinforzo guidata da Massena, e si impostarono tre nuove batterie: una alle pendici del forte Mulgrave, quella della "Chasse Coquin", e due organizzate per respingere l'eventuale intervento delle navi alleate sia nella rada che nel mare aperto. Dugommier, La Poype e Buonaparte, divenuto colonnello in seguito alla cattura di O'Hara, convennero di lanciare un assalto generale nella mattina 17 dicembre. All'ora prestabilita i repubblicani attaccarono.

Il generale Muiron, alla testa di 6.000 soldati, catturò forte Mulgrave perdendo mille effettivi, Massena si impadronì del forte d'Antiques e Napoleone andò all'assalto di punta l'Éguilette e della torre di Balaquier; qui il corpo a corpo durò tutto il giorno, Buonaparte fu ferito ad una coscia dal colpo di baionetta di un sergente britannico, ma già nel tardo pomeriggio del 18 dicembre una batteria di cannoni era in posizione, pronta a cannoneggiare le navi inglesi. Durante questo periodo La Poype prese infine i forti di Faron e di Malbousquet. Gli anglo-spagnoli decisero allora di sabotare l'arsenale e di evacuare Tolone per mare, non prima di aver tentato, tramite il capitano Sydney Smith, di affondare la flotta realista francese, cosa che riuscì solo in parte per via dell'insubordinazione di alcuni soldati spagnoli.
Fra gli ufficiali inglesi che combatterono a Tolone contro le truppe rivoluzionarie francesi e lo stesso Napoleone c'era Hudson Lowe, che dal 1815 sarà il governatore dell'isola di Sant'Elena. Le truppe della Convenzione entrarono nella città liberata il 19 dicembre. Circa 5.000 tolonesi si rifugiarono sulle navi inglesi e furono sbarcati a La Valletta od a Gibilterra. La repressione guidata da Paul Barras e Stanislas Fréron, stando a quanto scrisse Napoleone, non fu brutale quanto episodi già verificatosi in precedenza: venne processata qualche centinaia di collaborazionisti a cui fu decretata la pena di morte tramite fucilazione, ma secondo il capitano inglese Sidney-Smith le cose andarono diversamente: centinaia di prigionieri sarebbero stati mitragliati od uccisi all'arma bianca sul Campo di Marte.

La Convenzione cambiò il nome di Tolone in Port-de-la-Montagne e ordinò la distruzione di tutti i monumenti e degli edifici pubblici.

Buonaparte, curato da Jean Francesco Hernandez per la sua ferita, fu promosso generale di brigata il 22 dicembre e presto si mise in marcia per la sua nuova assegnazione a Nizza, come comandante dell'artiglieria dell'armata d'Italia. Una porta delle vecchie mura di Tolone rievoca questa partenza; una targa commemorativa è affissa per ricordare l'avvenimento. Questa porta è chiamata Porta dell'Italia.

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