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STORIA - DAL 1806 AL 1821
ISOLA D'ELBA
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Audio-racconto di Sergio Valzania
Napoleone all'Elba
L'isola d'Elba è nota, in Italia e nel mondo, per le sue bellezze e per i minerali che si trovano nel suo sottosuolo. Ma la notorietà dell'isola è legata anche ad un nome nella sotria, quello di Napoleone Bonaparte. L'Elba ha rappresentato per Napoleone un esilio breve, anche se molto importante. Vi ha soggiornato, regnandovi, per dieci mesi, dal 3 Maggio del 1814, al 26 febbraio del 1815. Fuggi dall'Elba la notte durante un ballo di carnevale in maschera per la riconquista del trono di Francia, che durò solo 100 giorni per poi andare incontro alla sua distruttiva battaglia di Waterloo e al suo secondo esilio sull’isola di Sant'Elena situata nel mezzo all'Oceano all'Atlantico.
All'Elba Napoleone arrivò dopo la disastrosa Campagna di Russia e dalla sconfitta a Lipsia. Il periodo Napoleonico, anche se di breve durata, ha lasciato all’Elba importanti testimonianze come i due importanti Musei delle Residenze Napoleoniche situati a Portoferraio (Villa San Martino e Villa dei Mulini). I due edifici furono le sue residenze: Villa dei Mulini (quella cittadina, situata nel centro storico di Portoferraio) e Villa San Martino (la più grande, immersa nel verde, ad alcuni chilometri dal capoluogo isolano in direzione Procchio - Marina di Campo). Nel lascito Napoleonico all'isola vi sono anche importanti dipinti e libri, oltre allo splendido Teatro dei Vigilanti.
L’arrivo di Napoleone all’isola d’Elba
Il 31 marzo 1814 le forze coalizzate di Inghilterra, Prussia, Russia e Austria entrano a Parigi. Napoleone è costretto a sottoscrivere l'atto di abdicazione. Il trattato di Fontainbleau dell'11 aprile gli assegna l'Elba come principato e una pensione annua di due milioni di franchi. Nel 1814 il Generale Delesme è governatore dell'isola d'Elba con una guarnigione composta da meno di 500 effettivi.
Nello stesso periodo storico, la miniera di Rio è ormai ferma da mesi per l'impossibilità di trasportare il minerale fuori dal paese. Il ritorno dei pochi reduci elbani dalle guerre napoleoniche e lo sbandamento tra i militari delle guarnigioni, causato dal clima di incertezza, creatosi dopo la sconfitta e l'abdicazione di Napoleone, fomentano sentimenti di ostilità contro i francesi. Nell'aprile del 1814 arriva un dispaccio con il quale Il Ministro della guerra Dupont informa il Signor Generale Dalesme comandante dell'Isola d'Elba che gli avvenimenti sopraggiunti nel governo francese sono stati la conseguenza dell'abdicazione di Napoleone Bonaparte, per l'avanti Imperatore dei Francesi, con l’ordine di consegnare il comando della città di Portoferraio all'esiliato Napoleone al momento del suo sbarco all’Elba.
Il generale Dalesme, preoccupato per la reazione degli elbani, arrivò a intimare la consegna di tutte le armi, e anche Napoleone, arrivato in rada il 3 maggio sulla fregata "Undaunted" agli ordini del comandante Usher, non è sicuro dell'accoglienza che lo attenderà sull'isola. Infatti si fa precedere da un proclamo alla popolazione con l'invio della bandiera dell'Elba da lui stesso progettata, bianca con banda rossa, ispirata alla bandiera mercantile granducale, a cui furono aggiunte tre api dorate. Anche la coccarda francese verrà sostituita con un'altra con i nuovi colori. In un primo momento Napoleone sbarca di nascosto ai Magazzini per un breve sopralluogo e solo il giorno seguente il 4 Maggio del 1814 alle ore 15:30 sbarcò in rada a Portoferraio al Molo Elba.
Gli elbani lo accolgono con entusiasmo, lo sbarco avviene sull’attuale Molo Elba, di fronte alla Porta a mare, gli vengono consegnate le chiavi della città dal Maire Traditi che, assieme alle autorità, lo accompagna alla Pieve dove fu celebrato il Te Deum dal Vicario generale dell'isola, monsignor Arrighi. Dopo aver alloggiato per otto notti negli scomodi locali della Biscotteria, sede dell'amministrazione, Napoleone decise, per il suo alloggio, di ristrutturare alcuni edifici amministrativi e di vario uso, situati tra il Forte Stella e il Forte Falcone, l'attuale complesso della Villa dei Mulini. Abiterà al pianterreno, nel salone situato al piano superiore e nel piccolo teatro adiacente si giocherà a carte e una piccola orchestra con due cantanti animerà le serate a cui parteciperà spesso la borghesia locale. Verranno organizzate con molto successo anche alcune feste pubbliche, come quella che si svolse il 16 agosto e che comprendeva una corsa di cavalli, un ballo pubblico e fuochi d'artificio.


Stile di Vita
L'Imperatore Napoleone Bonaparte durante il suo esilio durato 10 mesi all’Elba, si alzava molto presto la mattina, faceva colazione e poi tornava nuovamente a letto, per poi lavarsi, vestirsi e fare una consueta passeggiata a cavallo. Al rientro dalla passeggiata dava udienza ai visitatori che figurano sulla lista preparatagli da Drouot o Bertrand.
Consumava a mezzogiorno un pasto semplice, spesso ricco di verdure e dopo pranzo, si ritirava a leggere nella sua biblioteca dove figuravano soprattutto trattati di agricoltura e uno studio sullo sfruttamento delle miniere. Nel pomeriggio, passava molto tempo nella vasca da bagno, immerso nell'acqua molto calda. Tra le 16:00 e le 17:00 iniziava il suo giro di visite e ispezioni nel resto dell'isola e spesso rientrava con il suo canotto. La cena era prevista alle 18:00 con Madame Me're e con la sorella Pauline (Paolina), che lo raggiungerà però solo a metà mese di novembre. Spesso a cena ci degli invitati, membri della sua piccola corte, visitatori, talvolta il colonnello Campbell, il commissario inglese incaricato di sorvegliarlo e la serata si concludeva generalmente con una partita a carte con la madre e i pochi intimi.
Il dottor Foureau de Beauregard lo visitava ogni mattina. L'Imperatore soffriva infatti di attacchi di vomito e di eruzioni cutanee a cui non dava gran peso. La popolazione è affascinata dal nuovo sovrano e dal suo intenso attivismo. Napoleone infatti durante la sua permanenza sull’isola, si occupa di tutto, dai cani randagi, all'igiene pubblica, fino alla costruzione di nuove strade che permettano il passaggio delle carrozze.
Nelle sue scuderie ci sono 10 cavalli da sella, 48 da traino e  27 vetture diverse. Accompagnano l'Imperatore nelle sue sortite 5 uomini armati a cavallo. Come residenza estiva verrà riadattata una casa nella vallata di San Martino (Villa San Martino), nelle vicinanze di Portoferraio ma, a causa del clima troppo caldo, Napoleone vi soggiorna solo nei periodi più freschi.
Il clima di Montagna si rileverà per lui più salubre e nel Santuario della Madonna del Monte, riceverà con discrezione l’amante Maria Waleska e suo figlio, giunti sull'isola per pochi giorni. Napoleone, che non è nella posizione di inimicarsi il suocero Imperatore d'Austria, spera sempre invano in una visita all’Elba dell’amata Moglie Maria Luisa.
In attesa di una pensione che non arriverà mai, l'Imperatore può contare solo sulle magre entrate dell'isola. Il suo progetto di creare degli altiforni all'Elba, si rivelerà impraticabile. In compenso si approprierà del ricavato delle miniere, che era ad appannaggio della Legion d'Onore. Riscuotere le imposte dovute dai sudditi elbani non è facile. Nel caso del comune di Capoliveri ci vorrà l'intervento dei militari. Al momento della partenza le sue riserve personali sono notevolmente diminuite e lascerà molti debiti e il ritardo o il mancato pagamento delle paghe saranno causa di disordini e diserzioni tra i soldati, alcuni dei quali verranno puniti con il confino a Pianosa che Napoleone tenta di colonizzare.
Il mantenimento dell'esercito è oneroso ed è giustificato solo dalla paura di un rapimento per mano dei suoi molti nemici. Ai granatieri della Guardia e ai lancieri polacchi viene aggiunto un battaglione franco, reclutato sul posto, e un battaglione corso. Sono delle truppe raccolte in fretta e con fatica, poco più di mille uomini indisciplinati ma ben armati che costeranno un milione di franchi. Ad essi si aggiungeranno gli ufficiali isolati che per nostalgia vengono a sollecitare un impiego, come il generale Boinod, completamente sordo, che verrà nominato ispettore generale delle riviste.
Lo stato maggiore di Napoleone è composto da Bertrand, ministro dell'Interno e degli affari civili, da Drouot governatore dell'isola, mentre Cambronne è il comandante della Guardia. Ogni decisione però è presa dall'Imperatore in prima persona. Al porto di Portoferraio conoscerà un'insolita animazione, l'afflusso di forestieri che desiderano conoscere l'Imperatore infatti è notevole, gran quantità di mercanzie e viveri sono necessarie per il sostentamento della corte e dei militari e di questa fiorente economia gli abitanti di Portoferraio potranno trarne profitto.
Alla piccola flotta preesistente Napoleone aggiunge un brigantino, l'Incostant e un canotto appartenente alla fregata Undaunted. Vengono requisite due feluche, addette alla sorveglianza delle miniere di Rio, ribattezzate La Mouche e L'Abeille. Un piccolo bastimento, mai consegnato, fu ordinato ai cantieri di Marciana e più tardi fu acquistato uno sciabecco, l'Etrusco, ribattezzato poi L'Etoile. Per vari motivi ci fu una certa difficoltà a trovare i marinai sufficienti per la piccola flotta: parte di essi vennero dalla vicina Capraia e altri perfino dalla Liguria. L'Imperatore si comporta come se dovesse restare all'Elba ma, avvisato che il Congresso, radunato a Vienna dal 1° di novembre, si propone di confinarlo altrove, inizia a meditare la fuga, confidando, una volta sbarcato in Francia, nell'aiuto dell'esercito che in gran parte gli era rimasto fedele. Con grande cautela a causa delle spie che lo sorvegliano, Napoleone comincia così ad organizzare la sua partenza dall'Elba.


Madre Letizia
Il 2 agosto del 1814, Maria Letizia, si imbarca dal porto di Livorno, accompagnata dal colonnello Campell per raggiungere il figlio Napoleone in esilio all’Elba, che la accolse assieme al momento dello sbarco a Portoferraio.
Maria Letizia Romolino, prese presto dimora presso Casa Vantini situata a poca distanza dalla Palazzina dei Mulini dove trascorse gran parte delle sue giornate, ricevendo spesso le personalità del paese ed ospitando spesso il figlio imperatore che amava passare con lei le serate.
L’Elba le ricordava la sua vita natìa trascorsa in Corsica dove portò alla luce i suoi otto figli, l’ambiente era sereno e tranquillo, turbato solo dalle notizie che arrivavano da Vienna.
Letizia pensava a beneficiare coloro, che dimostravano attaccamento e devozione al figlio, mandando soccorso ai soldati rimasti in Francia perseguitati dalle autorità e accoglieva con doni generosi i nuovi soldati che ogni giorno raggiungevano l’Elba provenienti dalla vicina Corsica.
Donna Letizia era amata dalla popolazione locale che la stimava, anche se a causa delle condizioni economiche precarie dell’imperatore, fu costretta ad essere talvolta avara e liberale sulle sue decisioni tassando la popolazione locale e vendendo persino i suoi preziosi gioielli al fine di poter aiutare economicamente il figlio a cui poche risorse erano ormai rimaste.

Sorella Paolina
Una delle donne più importanti nella vita di Napoleone Bonaparte, durante l’esilio all’isola d’Elba è la sorella Paolina Borghese, sposata in seconde nozze con il Principe Borghese dal quale viveva da tempo separata conducendo una vita stravagante.
Napoleone aveva ben tre sorelle, ma solo la sorella Paolina gli si dimostrò affettuosa nei suoi riguardi. La vita della bella Paolina era contornata di amanti segreti e al di fuori degli interessi e ambizioni politiche. Aiutò economicamente il fratello cercando sostegno dalla sorella Carolina sposata con Giovacchino Murat Re di Napoli e mettendo a disposizione anche la sua fortuna oltre ai suoi gioielli personali.

La sua prima visita all’Elba si ebbe nel mese di giugno e vi si stabilì definitivamente verso la fine di ottobre del 1814. Durante il suo soggiorno all’Elba, la giovane Paolina trentacinquenne, dimorò al Palazzo dei Mulini, nelle stanze che Napoleone aveva fatto costruire per l’amata moglie Maria Luisa che però mai lo raggiunse.
La vita monotona di Portoferraio, cambiò bruscamente con l’arrivo di Paolina che proseguì le usanze parigine con pranzi, feste e ricevimenti per la gioia della popolazione elbana.
Si racconta che la sorella Paolina amasse andare a fare il bagno in una spiaggia appartata nelle vicinanze di Procchio, dove priva di abiti nuotava fino alla piccola isola situata di fronte alla selvaggia cala incontaminata. La località oggi è conosciuta come spiaggia e isolotto della Paolina in suo onore.

Maria Walewska
Il 1° settembre del 1814, da un vascello sbarca all’Elba la bellissima Contessa Laczyńska Walewska, amante di Napoleone. I due si erano conosciuto il 1° gennaio 1807 durante una festa da ballo a Varsavia.
Giunta a Portoferraio, con il figlio Alessandro, avuto da una relazione con l’imperatore, la sorella ed il fratello colonnello, la donna del mistero, salì su una carrozza trainata da cavalli e si incamminò verso il luogo segreto dove l’imperatore impaziente la attendeva. L’evento non passò però inosservato alla popolazione dell’isola che in breve tempo si sparse la notizia sbagliata che all’Elba era giunta la moglie Maria Luisa con il piccolo Re di Roma.
I due si incontrarono a Procchio ed insieme si dirigono verso Marciana, dove si sarebbero rifugiati nel Romitorio della Madonna del Monte di Marciana in un luogo segreto e tranquillo. La mattina del giorno seguente Napoleone e Maria si allontanano in solitudine su un cavallo dove l’amante informa l’imperatore delle condizioni della Francia e degli errori che i Borboni stavano commettendo e del malcontento della popolazione. Appresa la notizia e consapevole che la visita dell’amante dovrà essere breve, la stessa sera emozionato saluta lei e il figlio Alessandro che ripartono dall’Elba.
Da quel giorno, i due amanti si rincontrarono solo il giorno prima della partenza di Napoleone per l’esilio sull’Isola di Sant’Elena dove morirà.


La partenza di Napoleone
Il 16 febbraio 1815 Napoleone scrive al generale Drouot i seguenti ordini: "Date ordine che il brigantino entri in darsena e sia voltato sulla chiglia, lucidato, le sue vie d'acqua ben tappate, che si rifaccia il carenaggio e tutto ciò che è necessario perché possa tenere il mare. Sarà dipinto come un brigantino inglese. Si farà di tutto ciò un preventivo che mi presenterete domani. Si riarmerà il brigantino, si fornirà di biscotti, riso, legumi, formaggio, metà dell'approvvigionamento in acquavite e l'altra metà in vino, e acqua per 120 uomini per tre settimane. Quanto alla carne salata, se ne imbarcherà per 15 giorni. Avrete cura che vi sia legna e infine non manchi assolutamente niente. Desidero che dal 24 al 25 di questo mese sia in rada e pronto come ho detto".
Napoleone lascia l'Elba il 26 febbraio 1815. Sulla sua partenza si sono raccontate tante storie, molte delle quali hanno come sfondo la notte della festa da ballo (la masquerade), organizzata dalla sorella Paolina al Teatro dei Vigilanti che si era fatto ricavare dalla sconsacrata chiesa del Carmine. Si è radicata la credenza popolare che Napoleone, sfruttò la festa in maschera per fuggire dall’Elba.
In realtà Napoleone non fuggì dall’Elba, ma la salutò il 26 febbraio del 1815 alle ore 16:00. Da giorni infatti si organizzavano i preparativi per la sua partenza, e il brigantino incostant era già pronto dopo gli ordini ricevuti il 20 febbraio, comandato del capitano Chautard.
Allentatasi la vigilanza degli inglesi per l'assenza del colonnello Campbell, partito per Livorno, Napoleone prima della partenza corre nel salone centrale dove Madre Letizia, Mère San Ségale e la sorella Paolina, stavano ad una finestra in lacrime spiando le sue mosse. Rivolse loro un abbraccio ed un bacio e va via veloce per paura che costoro si accorgano della sua intensa commozione. Attraversa Via Ferrandini, la scalinata del Pompone e Piazza della Granguardia fino a giungere a Porta a Mare per recarsi alla Punta del Gallo.
Dallo stesso punto di arrivo riparte, tra la folla che lo attende al suo imbarco. Mentre sale sul canotto che lo porterà al brigantino Inconstant, ancorato fra il Molo Gallo e la Torre nel Martello esclama le sue ultime parole alla popolazione elbana “tornerò figli miei; affido a voi mia madre e mia sorella”.
L’incostant prende così il largo con a bordo l'Imperatore armato con 18 cannoni ed alcuni suoi soldati. Lo affianca la sua piccola
flotta che comprendeva le due golette e una bombarda francese. In seguito 400 granatieri saranno imbarcati sull'"Incostant", e 200 sull'"Etoile", i cavalieri sul "Saint-Esprit" e 40 artiglieri con 300 cacciatori corsi seguiranno su altre imbarcazioni, mentre una delle golette farà da vedetta durante la navigazione. La destinazione, per precauzione, sarà tenuta in un primo momento segreta ed i vascelli si dirigeranno ad ovest separatamente per non aver l'aria di' essere un convoglio. Infatti Campbell, uscito il giorno seguente dal porto di Livorno con la sua fregata, diretto all'Elba per il suo rientro, non avrà alcun sospetto.
Note sono le vicende storiche che investirono Napoleone dopo aver lasciato l’Elba, dalla battaglia di Waterloo, all’esilio a Sant’Elena dove la sua malattia lo portò alla morte. Rimangono nella memoria le parole che l’imperatore pronunciò poco prima di morire. “Sei anni or sono, esattamente, giungevo all’isola d’Elba. Pioveva. Io guarirei, se potessi risentire quella pioggia".
Napoleone muore il 5 maggio del 1821 ed ogni anno in questo giorno, viene celebrata all’Elba una messa in suffragio di Napoleone nella Chiesa della Reverenda Misericordia di Portoferraio. Ogni anno durante il mese di maggio, molte sono le rievocazioni storiche e gli eventi celebrativi che ricordano la sovranità di Napoleone all’isola d’Elba

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