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PLACES - ITALIA 1
CAIRO
MONTENOTTE

“Un popolo non può guardare al proprio futuro senza aver sempre ben presenti le proprie origini ed il proprio passato.
Conservare e garantire la memoria storica della propria terra riteniamo sia un dovere per tutti coloro che hanno responsabilità amministrative e di rappresentanza”.

E’ partendo da questo principio che il G.A.L Mongioie e il G.A.L Consorzio Valli del Bormida e del Giovo Leader hanno dato vita ad un percorso che si snoda fra Liguria e Piemonte, seguendo i luoghi che furono teatro degli eventi bellici della prima fase della Prima Campagna d’Italia del Generale Bonaparte.

Questi luoghi e queste battaglie segnarono l’inizio della fortuna del generale corso, confermarono all’Europa il valore del suo genio militare e gli spalancarono le porte della Storia.

Un’attenta e precisa ricognizione “fotografica” dei luoghi teatro dei più importanti fatti d’arme dell’aprile 1796 è giunto ai nostri giorni grazie ad una serie di acquerelli e di incisioni del pittore torinese Giuseppe Pietro Bagetti.

MONTENOTTE

Il 12 aprile 1796 i generali francesi Massena e Laharpe sferrarono un attacco a Montenotte contro gli austro- piemontesi. Ma la battaglia è lontana, s’indovina più che vedersi sulle sommità dei monti. In primo piano, ed è un caso rarissimo nella produzione del pittore, il protagonista è lo stesso Bonaparte circondato da tutto lo stato maggiore che, dalle alture di Altare, osserva le fasi del combattimento. Il punto di vista da cui è ripresa la scena è duecento metri più indietro del plateau nominato della Casa bianca, come annotava Bagetti sullo schizzo preparatorio. All’estremità sinistra è la montagna detta “della francesina”, a destra il Monte Negino.

MONTE NEGINO

La veduta è dominata dalla mole del Monte Negino ove il capobrigata Ramponi, l’11 aprile 1796, fece prestare alle truppe il giuramento di morire piuttosto che arrendersi. Il cruento attacco al forte sulla cima della montagna è identificato, più che dalle truppe che s’inerpicano sulle sue falde, dal fumo delle cannonate che offuscano un cielo limpido e sereno, in contrasto con la mole oscura del massiccio montuoso. Il territorio è riguardato dall’opposto Monteprato , 8 o 10 metri a sinistra della grande strada di Savona, compreso fra i promontori avanti la ridotta della grande strada a sinistra e la cappella di San Michele a destra.

DEGO

L’ultima incisione della serie di Dego è una veduta più ravvicinata rispetto alla seconda. La piana è considerata dal campo della Fornaca, di fronte alla cappella di sant’Ambrogio. Dopo la morte del Causse l’armata francese era completamente in rotta, ma l’intervento del Bonaparte, riconoscibile mentre, con la spada sguainata, avanza alla testa del suo stato maggiore sulla grande strada di Acqui, capovolse le sorti del conflitto.

CARCARE

Segue, lo stesso 22 aprile, l’entrata delle truppe francesi nel villaggio di Carcare. Un ingresso intrepido, al galoppo, sulla spianata della Quassola verso quello che sembra un pacifico borgo disteso sulla piana, da cui si abbraccia il fondo della valle sulla Bormida attraversata dall’antico ponte. Più lontano è la cappella di Santa Margherita posta su un rilievo al di sopra della grande strada che conduceva a Cairo. Il punto d’osservazione è cento metri ad ovest della Casa Manassé.

COSSERIA

Qui è l’attacco al castello di Cosseria da parte delle armate francesi, con le colonne dei generali Joubert, Banel e Qesnel che, dopo averlo espugnato, costrinsero alla resa il generale provera. La battaglia s’indovina per la presenza del fumo provocato da spari e cannoneggiamenti intorno ai contrafforti. La vostra veduta deve raffigurare l’attacco più violento, scriveva Martinel, ma come ritrovare quello su cui Joubert guidò i suoi alla scalata? Non si poteva contare su testimoni oculari, perchè il terrore che il governo aveva cercato di ispirare al popolo contro l’armata vittoriosa per incitarlo alle armi, aveva messo in fuga la maggior parte dei suoi abitanti. Si dovette dunque scegliere per l’azione un punto presunto, il Bric della guardia, alla cui sinistra si distende la cresta del bricco di Bene.

MILLESIMO

Il disegno rappresenta il momento in cui le truppe francesi si presentano davanti al borgo di Millesimo; il ponte della Gaietta, ben visibile sulla Bormida, è l’unico accesso al borgo, per il resto protetto dal fiume lungo tutta la linea delle mura, quindi i francesi devono concentrare lo sforzo sulla struttura del ponte. Le truppe a cavallo che tentano il guado del fiume incontreranno grandi difficoltà e saranno respinte. Tuttavia la modesta forza difensiva del borgo, e la minaccia di attacco sul versante di Cosseria, dove è già arretrato il generale Provera, permetterano ben presto ai francesi di avere ragione dei difensori. La presa di Millesimo completa l’azione di aggiramento del castello di Cosseria, chiudendo la via tra Montezemolo - dove staziona Colli-Marchini - e Cosseria dove sono arretrati gli austriaci di Provera e dove ben presto saliranno anche i granatieri di Del Carretto.

MONTEZEMOLO

Montezemolo, osservata dal Bric del Monte, detto anche Bric delle Creuse, appare come una successione di cime montuose da cui, a distanza, si scorgono le truppe francesi avanzare sulla strada tortuosa che collega Mondovì a Savona. All’estrema sinistra si individuano le case più meridionali dell’abitato del paese di Montezemolo, i Teit, con la vallata del Belbo ai piedi. Sul fondo s’innalza Mombarcaro.

PEDAGGERA

Il 16 aprile i Cacciatori piemontesi del colonnello Colli ed i soldati del Reggimento provinciale d’Acqui oppongono una vivissima resistenza alle truppe francesi di Joubert e della brigata Beyerand.
La battaglia della Pedaggera si risolve con un completo successo delle truppe piemontesi che dimostrano di avere grande coraggio e vigore. Gli scontri costano ai francesi 600 uomini morti e feriti mentre l’esercito piemontese perde 270 uomini.

FORTE DI CEVA

Il formidabile forte di Ceva, al centro della corona dei trinceramenti che occupano tutta la tavola in orizzontale, fornisce un colpo d’occhio imponente. Oltre le mura maestose dell’edificio fortificato le alture si snodano accavallandosi nel suggestivo paesaggio contemplato dalla grande strada che passa tra Faja e Bajon. Si tratta in realtà di ricostruzione storica perchè il forte era già stato distrutto quando il Bagetti e il Martinel salirono sulla sommità dell’altura su cui s’elevava. Il capo-sezione fornì al pittore una piantina della piazzaforte per poterne derivare la forma perchè la vegetazione aveva invaso il terreno intorno, prima spianato, e bisognava raffigurarlo come era allora, il 17 aprile 1796.

ROCCA D'ARAZZO

Il 19 aprile si ebbe il combattimento della Corsaglia. Joubert, per essere d’esempio, si gettò nel Tanaro e riuscì a raggiungere la sponda opposta sotto mitragliamenti e fucilate terrificanti. Ma vedendo che nessuno lo seguiva e d’altra parte che la scarpata gli avrebbe impedito di risalire, se ci fosse stata altra gente, ripassò una seconda volta il Tanaro esponendosi di nuovo al medesimo pericolo, per raggiungere la colonna; al suo ritorno disse con freddezza ai granatieri: “Si avete ragione, non si può passare”. Così il Martinel commentava la tavola rappresentante uno degli apici dell’eroismo francese.

SAN MICHELE - MONDOVI'
Le truppe del generale Sérurier, lo stesso giorno, dopo aver attraversato sul ponte di legno il torrente Corsaglia, in primo piano, si diressero verso il villaggio di San Michele Mondovì difeso dagli austro-piemontesi. Attorno al borgo, sovrastato da un castello diroccato, scorre sinuoso il corso d’acqua. In lontananza, sulla cresta delle colline, si leva in alto il fumo dei cannoni. Il terreno dello scontro è riguardato dalla riva sopra Lesegno avendo a sinistra Vico e a destra la strada della Montagna a nord della Bicocca.

BRICHETTO - VICOFORTE

L’incisione del Brichetto di Mondovì, è dominata dal terribile sbarramento di fuoco dell’ esercito austro-piemontese che occulta in parte la visione del terreno, nel combattimento avvenuto il 21 aprile per occupare la località. Si tratta di uno degli scenari in cui la battaglia è rappresentata con dovizia di particolari: i cannoni piazzati sull’altura a sinistra, la cavalleria in basso a destra, ovunque le truppe all’attacco. Il paesaggio è ripreso da una piccola sopraelevazione situata a sinistra della grande strada da Vico a Mondovì, detta Pragriseul, fra la cascina Bodin e la cascina Virigli.

Dal 1802 al 1805 Pietro Bagetti, distaccato alla Sezione Topografica Piemontese sotto il comando del capitano Martinel, percorse il nostro territorio fra la Liguria, le Alpi Marittime e la pianura, disegnando le principale battaglie dell’esercito francese qui combattute, seguendo scrupolosamente le puntuali indicazioni geografiche e militari dettate e contenute nelle Istruzioni del capitano Martinel.
Ogni acquerello è stato dipinto in un preciso punto del territorio, documentato nelle Istruzioni, che è stato riscoperto ed individuato con questo progetto.

Questo itinerario storico offre al visitatore la possibilità di accedere ad ognuno di questi precisi punti e consente di facilmente confrontare, a distanza di due secoli, il paesaggio attuale con quello disegnato dal Bagetti, che è stato riprodotto su particolari leggii e stèle posizionati all’interno dell’area storico-turistica, allestita nei dodici siti napoleonici.
Un grande obelisco, in pietra arenaria di Vicoforte ed in corten, rappresenta l’elemento figurativo caratterizzante l’Itinerario napoleonico in ogni sito.

Questo gioco di rimandi tra passato e presente è reso più affascinante proprio dalla possibilità che viene offerta ai visitatori, nel raffronto tra la realtà dipinta fedelmente da Pietro Bagetti ed il panorama che oggi hanno sotto gli occhi. Si tratta di un vero e proprio viaggio nel tempo, oltre che nello spazio, e di un’occasione di visita unica al mondo di un territorio caratterizzato da una natura incontaminata e da scorci e panorami mozzafiato.

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